Le vostre storie

 

Olivermax di Romi (seconda parte)

Mi svegliai perchè qualcuno mi prese. Sbadigliai, aprii gli occhi e mi trovai accanto a mia sorella e faccia a faccia con un bambino. Fummo subito sommersi da frasi lusinghiere: "Che sono bellini-Quanto sono piccoli!-Guarda che musetti-Sono un amore". "La prendiamo?" chiese la madre, persuasiva, al bambino. "Ma anche lui è bello, mamma". "Eh si, è magnifico però ne avevamo già parlato" continuò rivolta alla

negoziante "A casa abbiamo già un maschio di questa razza, poi va a finire che litigano". "E' vero, signora" rispose quella. L'affare non si fece, la signora disse che il prezzo era troppo alto e se ne andò trascinandosi il bimbo in lacrime. Fummo rimessi in gabbbia e ci fu data una ciotola di croccantini. Avevo fame e incominciai a sgranocchiare. Ero ancora incerto sulle zampe, spesso mi stancavo o cadevo, non fu semplice mangiare quella pappa.Mia sorella fu venduta quel pomeriggio stesso, io rimasi nel negozio per quattro giorni. Ero in vetrina, vedevo la gente passare, fermarsi a guardare me e gli altri in vendita, i bambini incollare le manine al vetro. Il pappagallo, che abitava lì da quindici giorni, e il cane, che era in pensione, mi spiegarono tantissime cose e mi diedero un sacco di consigli. Il pappagallo Artù che aveva viaggiato, vissuto con una baronessa, era un bravo pennuto ma un po' idealista, il cane Filippo, invece, era più concreto.

Entrambi erano convinti che mi avrebbe comprato un bambino, io avrei dovuto fare molta attenzione al comportamento dei miei aspiranti padroni. Se il bambino mi accarezzava troppo pesantemente o mi tirava la codina, se i genitori non sembravano troppo convinti, avrei dovuto abbaiare, fare l'aggressivo e l'indisponente. Se il bambino era gentile, leggero nell'accarezzarmi ed i genitori contenti, avrei dovuto scodinzolare, fare il simpatico e l'affettuoso. Non furono giorni facili, quelli. Mi mancavano la mia mamma ed i miei fratelli, i croccantini erano troppo grossi per i miei denti, passavo di mano in mano tra carezze e stropicciamenti. Per fortuna Artù fischiava sempre delle belle canzoni per me e la gatta Biglia, anche lei in pensione, mi faceva dormire abbracciato alla sua morbida coda.

Una volta feci la pipì sulla coda e mi mortificai tantissimo, scappai sotto i ritagli di giornale in un angolo della mia gabbia, deciso a non muovermi mai più da lì. Ma biglia si mise a ridere, affettuosamente disse che ero un piccolo sporcaccione e mi esortò ad andare verso di lei. Lo feci a testa bassa e con la codina tra le zampe, lei rise ancora più forte e quando fui col muso tra le sbarre, mi diede una testatina sul tartufo. Risero tutti. Mi comprarono una bambina e la sua mamma. La bambina mi fece subito simpatia, mi prese in mano con molta attenzione e mi accarezzò delicatamente. Aveva un maglioncino morbidissimo ed io mi accucciai tra le sue braccia come un pascià. Anche la sua mamma mi fece un'ottima impressione. Mi disse che ero bellissimo, mi coccolò e poi si mise a parlare con i proprietari del negozio.

"Guagliò, ti va di lusso" fischiò Artù "questa sta facendo l'assegno". Uscii dal negozio in braccio alla mia padroncina, tra i saluti dei miei amici, ed un po' mi dispiacqui, capendo che non avrei più rivisto neanche loro. Sonia, io e la sua mamma salimmo in macchina. Ad ogni semaforo le persone nelle altre auto mi guardavano, mi sorridevano, chiedevano a Sonia quanti mesi avessi, di che razza fossi. Ero orgogliosissimo. Come prima tappa mi portarono da un veterinario. Costui mi piazzò su un tavolino di ferro luccicante e mi scombinò tutto. Occhi, orecchie, denti, lingua, zampe, coda, sottocoda, pancino, pelo, nienete sfuggì alle sue mani. Disse alle mie nuove padrone che ero un bel cane, sano, ma che avevo i vermi. Mi sentii sprofondare dalla vergogna. Prescrisse una medicina che avrebbe risoltò il problema in capo a tre giorni e parlò della mia alimentazione, dei miei bisognini e del mio vaccino, che mi parve una cosa brutta ma mi consolai col fatto che per il momento ero troppo piccolo per farlo.

fine della seconda parte

 

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